Body shaming: il corpo del reato

Body shaming: il corpo del reato

Nella enciclopedia Treccani il body shaming sta ad indicare “il fatto di deridere qualcuno per il suo aspetto fisico”.

Ma che cos’è il body shaming e cosa significa se riferito al corpo e alla bellezza estetica?

Si tratta, letteralmente, di giudicare le forme del corpo delle persone, in particolar modo attraverso il web e i social networks, colpendo le donne e gli uomini bersaglio di tali apprezzamenti, anche se la maggior parte delle volte a farne le spese sono gli adolescenti e le donne, anche famose, come Gigi Hadid, Vanessa Incontrada, Beyoncè, Adele.

Tale forma di bullismo o cyber-bullismo, che consiste nel denigrare e/o deridere la fisionomia di una persona attraverso commenti estremamente negativi, a volte può trasformarsi in un vero e proprio reato e, a seconda della modalità e della intensità della condotta tenuta dall’autore, può integrare lo stalking, la diffamazione (anche in forma aggravata), fino a raggiungere, nei casi più gravi, l’istigazione al suicidio ai sensi dell’art. 580 c.p.

Recentemente, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’utilizzo di una piattaforma social, quale mezzo di comunicazione dell’offesa, costituisce un’aggravante del reato di diffamazione, perchè consistente in un mezzo idoneo a raggiungere un numero elevato di persone, ampliando “la capacità diffusiva del messaggio lesivo della reputazione della persona offesa” (Cass. sez. pen., sent. n. 50/2017).

Appare chiaro come tale pratica possa trovare terreno fertile soprattutto in soggetti particolarmente fragili come gli adolescenti, provocando nelle vittime di questo fenomeno una forte riduzione dell’autostima, disturbi alimentari, fobia sociale e stati ansiosi e depressivi che possono avere risvolti anche drammatici.

E’ importante denunciare sempre tali condotte per tutelare con forza le vittime di tali reati, offrendo loro gli strumenti idonei per affrontare il disagio e la vergogna; ma ancor più importante è percorrere la strada della prevenzione e dell’educazione, anche quella digitale che rappresenta la realtà maggiormente diffusa dove si confrontano i nostri ragazzi.

Spesso l’hater colpisce le proprie vittime nascondendosi dietro identità altrui o addirittura fasulle, credendo di poter restare impunito, e a volte senza considerare le potenzialità altamente lesive delle sue condotte, che possono produrre effetti negativi anche nella vita reale e per molto, molto tempo.

Il Garante della Privacy, nel 2018, ha approvato un vademecum dal titolo “La scuola a prova di privacy”, per affermare anche in ambito scolastico “quei principi di civiltà, come la riservatezza e la dignità della persona, che devono essere sempre al centro della formazione di ogni cittadino”.

Se si è vittime di commenti odiosi, di cyber-bullismo, di body shaming, di sexting o di altre ingerenze nella propria vita privata, non bisogna vergognarsi di denunciare immediatamente alle Autorità competenti perchè riconoscere le difficoltà è il primo passo per superarle.